Galleria
La Galleria di Michele Lombardi è un viaggio visivo che attraversa alcuni tra i momenti più significativi della sua ricerca nel profondo e vasto spazio mentale di Leonardo da Vinci e tra le pieghe delle sue opere, vere casseforti a protezione di verità inconfessabili. Leonardo non è solo un genio inarrivabile, ma il più grande alchimista che sia mai esistito e un abile crittografo. Una figura irraggiungibile che attraverso depistaggi e inganni ha stabilito e difeso per tutta la vita i confini della sua solitudine. Aveva un grande scopo: disincarnarsi, sfuggire per sempre alla materia attraverso la divinizzazione. Proprio il risultato inseguito da tutti gli alchimisti di ogni epoca. Per farlo ha nascosto le sue molteplici identità, le sue vere relazioni familiari e sentimentali, la sua appartenenza a gruppi di uomini che agivano sotto traccia. E lo ha fatto con ogni astuzia possibile e con ogni mezzo tecnico, sempre altamente sofisticato e molto spesso da inventare. Niente di tutto questo è stato scoperto nei 500 anni dalla sua morte. Almeno finora.
500 anni. Proprio gli anni della Fenice, il mitico emblema degli alchimisti. E proprio allo scadere di questo tempo mi è capitato di scoprire un altro Leonardo estremamente diverso e infinitamente superiore a quello che abbiamo tutti imparato a conoscere. Le tantissime prove di cui dispongo sono immediate, inconfutabili e spettacolari (sistemi di cifratura, rebus, recupero in chiaro di informazion invisibili, specialissime tecniche pittoriche e di disegno ecc.). C'è solo bisogno di onestà intellettuale, disponibilità all'ascolto e coraggio, e il premio sarà grande per tutti.
Il punto di partenza del mio viaggio nel territorio di Leonardo è stato il disegno sottostante contenuto nel foglio n. 1030 e custodito presso il British Museum di Londra. Un disegno riguardante macchine belliche, in particolare carri armati.
Le cose da dire su questo foglio sono davvero tante ed estremamente intense. Ma il mio scopo ora è unicamente quello di indicare in modo veloce i punti salienti del mio viaggio. Quindi, dirò soltanto che una sola linea, una semplice, banale linea di questo disegno mi disse tutto quanto c'era da sapere. Che Leonardo utilizzava una tecnica al limite del possibile, che la sua abilità maggiore era quella del nascondere e che aveva un motivo molto preciso per farlo. Da quel momento in poi ho sempre saputo molto bene cosa cercare nelle opere di Leonardo. La conferma a tutte le mie nuove convinzioni arrivò molto presto quando vidi un disegno di Jabir Ibn Hayyan, il più grande alchimista medievale, contenuto in un manoscritto del '500 di anonimo. Fu la svolta. Con lo studio di quel disegno conquistai in modo definitivo le basi di una nuova conoscenza di Leonardo ed il sistema per penetrare nel suo mondo sotterraneo di cui l'Ultima Cena è la principale porta d'ingresso.
Le ultime parole di Leonardo prima di morire furono:
“Ho offeso Dio e gli uomini del mondo, non avendo operato nell'arte come si conveniva”.
Chiedere perdono a Dio è di prassi, ma sentire il bisogno di chiedere perdono agli uomini del mondo è qualcosa di diverso. A Dio non si può nascordere nulla, agli uomini invece sì. Pertanto, Dio non può essere tradito né ingannato, gli uomini sì. Leonardo chiede perdono agli uomini perchè gli ha lasciato credere di essere insuperabile nell'uso degli strumenti tradizionali del pittore: la tavolozza dei colori e il pennello, oltre alle solite colle di animali, resine eccetera. Qui è l'inganno e la colpa di cui Leonardo sente tutto il peso. Leonardo usa ben altri sistemi per rendere le sue opere perfette. E' un alchimista e fa cose che l'immaginazione stenterebbe molto a concepire.
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